martedì 22 marzo 2011

Non fate come me

Odio i pullman.
E' l'unico mezzo di trasporto che mi fa venire voglia di vomitare.
2 ore e mezza su questo bestione e il mio culo è diventato un grosso quadrato.
Scendo a stento i 3 gradini altissimi che mi separano da terra, devo avere la faccia verde oliva.
Un'infinità di navi mi si presenta davanti agli occhi e già sento odore di casa, lontano ma lo sento.
Sono distrutta, stanca e in anticipo.
La nave parte alle 14.30 e sono le 12.00.
Avvisto l'unica Moby presente nel raggio di km, è più piccola di quella che prendo di solito.
Devo salire dal lato destro e non dal garage: questo significa 4 rampe di scale (non mobili) con una valigia che pesa quanto due cadaveri e con un coniglio fuori forma, in gabbia, nell'altra mano.
Mi verrà  un colpo, penso.
Lancio uno sguardo ai due ragazzi che affacciati alla ringhiera della nave mi osservano senza troppo interesse. Cerco di intensificare la disperazione nei miei occhi che sono diventati ancora più teneri di quelli del Gatto con gli stivali di Shrek.
Niente. Non mi aiutano.
Bastardi.
Arrivo all'ingresso e sono invecchiata di 10 anni, ho le gambe e le braccia della stessa consistenza della panna montata.
Fulmino il giovane con gli occhi, avrà sì e no 19 anni, grosso e con un' aria da stupido.
E' napoletano(strano). Legge il mio biglietto e ci fa un piccolo strappo, lo mette insieme a un mucchio di altri piccoli bigliettini e mi augura buon viaggio.
Non rispondo. Fanculo.
Entro in nave, è proprio piccola. Mah, vabbè.
Mi trovo (come al solito) nella sala per bambini.
Mi siedo per far tornare regolare il mio respiro e traino il cadavere a 2 ruote e il coniglio sovrappeso vicino a me.
Riprendo fiato, colore e consistenza. Telefono.
'Sei in nave?'
'Si, tutto ok. Parto tra 2 ore.'
Mangio il mio panino e mi stravacco con i piedi sulla valigia. Mangio con calma e senza fretta.
I bambini iniziano ad aumentare, decido dunque di partire in perlustrazione.
Salgo un' infinità di scale e vedo la sala da pranzo con divani annessi. Torno giù e risalgo le centinaia di scale con la valigia.
Altri 10 anni buttati nel cesso.
Mi siedo sul divano e riprendo fiato con calma per evitare di vomitare il panino. Guardo l'orologio e manca ancora 1 ora e 50.
Passeggio un pò e guardo fuori.
Mi viene un colpo. Sono in mare aperto!!
Riguardo l'orologio: 12.45. Sono in mare aperto!
Riguardo il biglietto: partenza 14.30. Sono in mare aperto!!
Riguardo fuori. Sono in mare aperto e non dovrei essere in mare aperto!
Mi guardo attorno e corro verso una signora che si toglie le cuffie e mi ascolta.
-Scusi questa è la nave per Olbia vero?
-No questa è per Portoferraio...
E dove cazzo è Portoferraio!!
Corro dal primo ragazzo in divisa che vedo.
Sto balbettando.
Lui mi dice di stare calma.
-Piccolina quanti anni hai? Ce li hai 18 anni?
Lo guardo con la stessa faccia che ha l'Orso Yoghi quando si accorge di aver rubato un cesto della merenda vuoto.
-In realtà ne avrei 24.
-Uè! E allora! Stai calma che mò chiamo il capitano, sù sù piccolina dai...
Ma senti questo.
Arriva il capitano e iniziano a parlare tra loro: di nuovo! L'ha fatto di nuovo! Anche ieri uno per Olbia ce l'ha mandato all' Elba.
Arriva il colpevole, piccolo grosso, 19 anni, faccia da pirla, è lui.
Ho voglia di riempirlo di botte, voglio le capacità fisiche di Bud Spencer. Al suo arrivo inizia un' animata discussione in napoletano stretto che avrei voluto poter filmare. Si arriva a una conclusione: la nave arriva a Portoferraio (a me ignoto fino a quel momento), il napoletano tracagnotto mi accompagna in fretta a furia e con la mia valigia in spalla (bofonchiando chissà quali maledizioni) verso l'altra parte del molo dove la nave per Piombino ci sta aspettando.
Salto su stremata e mi trovo di fronte un signore non più pesante della mia maglietta. E' visibilmente in ansia, mi fa lasciare i bagagli in una stanza e mi accompagna nella cabina di pilotaggio. Moquette verde, una vetrata immensa che mi accompagna alla splendida distesa d'acqua. E' bellissimo. C'è anche il timoniere, che, nella mia ignoranza, credevo fosse una figura estinta, invece sta lì, zitto, serio, impettito con due enormi baffi che enfatizzano il suo ruolo.
-Signorina?
Un omone (anche lui con i baffi, gli stessi di Capitan Findus) con capelli brizzolati e completamente vestito di bianco richiama la mia attenzione stringendomi la mano.
Spiego brevemente cosa mi è appena successo e il Capitano riferendosi ai presenti in napoletano stretto esclama: Stu uaglion è propr strunz!
Mi fanno sedere e in pochi minuti si crea un' atmosfera familiare, mi raccontano un po’ di leggende metropolitane legate al loro mondo e riesco a rilassarmi un pò spostando di qualche cm il pensiero che sto per perdere la nave e che non sarò a casa prima di 24h.
-Farò il possibile per farla aspettare dalla nave per Olbia, ma il capitano di oggi è uno preciso, non ci spererei fossi in lei. Dovrà prendere la notturna, povera stella, e se così fosse, ce la riprendiamo con noi e la portiamo in giro per l' Isola d' Elba!!
Il capitano si guarda attorno cercando l'approvazione del timoniere e dell'omino sottopeso.
Sono le 14.40, 10 minuti di ritardo e ci stiamo solo avvicinando al porto. Strizzo gli occhi e cerco di capire se il capitano della mia nave è stato clemente o meno. Ovvio, non lo è stato. Che scena straziante: Pooooo, è lei, la mia enorme Moby con quel bastardo di Bugs Bunny che mi sorride, mi passa davanti…La guardo andare via affacciata da questa bacinella.
La mia solita sfiga.
Traino la valigia e Charlotte (il mio coniglio) fino alla sala d'attesa (se tale si può definire) e mi siedo accanto a un ubriaco puzzolente, nella speranza di venir fulminata da un' idea senza precedenti.
E passata 1 ora e mezza. Ho ufficialmente fissato il vuoto per quasi 2 ore della mia vita.
Decido di fare un giro, io e il mio coniglio, a passeggio per il porto di Piombino, che quadretto romantico.
Sono le 17 e la nave per Olbia dovrebbe arrivare intorno alle 18.
Mi siedo per terra, mi rialzo. Mi siedo sul molo, mi rialzo. Rispondo al telefono, racconto l'aneddoto, grasse risate. Chiudo, mi richiamano, altre risate ed è così che si fanno le 18.
Alle 19 sono davanti alla nave per Olbia e mi sento l' Ulisse in gonnella del 2000, non arriverò mai.
Ricevo le solite battute scadenti sull' eventualità di cucinare Charlotte in umido o al forno. Misi avvicina un ragazzo (che mi ricorda quello della pubblicità della coca cola di parecchi anni fa, quello che entra in ufficio…vabbè) con uno splendido accento sardo che mi fa immediatamente tornare il sorriso. Io e le mie occhiaie sfoderiamo quel poco di fascino rimastoci. E' uno del personale e per mio grande stupore è sardo e non napoletano, le stranezze della vita.
Ridiamo e scherziamo per un po’ mentre una ragazza prende il mio biglietto e lo controlla:
-Qui non è dichiarato il coniglio.
-Nessuno me l'ha chiesto.
-Ora va in ufficio, tutto dritto in fondo a destra poi gira e…
Io ho già cambiato carnagione sto per aprire bocca, (dalla quale non sarebbe uscito nulla di buono), quando il ragazzo che chiacchierava con me dice ridendo e accalappiandosi l'approvazione del resto del personale (fighetta esclusa ovviamente)
-Conglio? Io non vedo nessun coniglio!
Scatta la risata generale e mi accompagnano verso l'ascensore.
Li ringrazio in mille lingue.
Sono devastata, non ho più forze. Fortunatamente la Moby per scusarsi dell'inconveniente mi fa mangiare gratis e non mi fa pagare la cabina.
Mi faccio una doccia di circa mezz'ora mentre Charlotte dorme già in uno dei due letti.
Arrivo.

                                                                                             Manuela Flore

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