domenica 29 gennaio 2012

Datemi un negroni!

Ammetto di non essere mai stata una simpatizzante dell’alcolico, non certo per etica, solo non mi piace il sapore.
Va da sé, la mia completa ignoranza sul prodotto, non potrei mai fare la barista.
Mandare un soggetto simile a prendere da bere per tutti in un enorme locale di Firenze, forse non è un’ idea grandiosa...
Mi avvicino al bancone non senza fatica.
Sono sudata, vestita di merda come solo io so fare, i capelli mi si appiccicano sulla fronte e per cercare di attirare l’attenzione del barista devo stare lontana, altrimenti sparirei dalla sua vista.
Questo fa sì che intere generazioni di emo-punk-metal, mi passino davanti ignorando completamente la mia piccola e tozza persona (per ordinare drink dai nomi improponibili che non sarei mai in grado di ripetere).
Il barista si volta casualmente verso la mia direzione e commossa, gesticolo come una foca.
La musica è altissima. Lui, in lontananza, fa l’unica cosa che non dovrebbe fare: una domanda.
- Vuoi un negroniii???
Io, incredula, penso a quanto sia piccolo il mondo, ma sono convinta di aver capito molto, ma molto male la domanda:
-  Cosaa???
E lui di nuovo:
-  Vuoi un negroni???
Ottenuta la conferma della quale avevo bisogno e avendo sentito nuovamente la stessa cosa, sono ormai visibilmente emozionata. Non posso aver interpretato male per ben due volte e scandendo le parole con un gigantesco sorriso da ebete sulle labbra urlo a mia volta:
- Nooo non sono di Irgoli! Ma mia nonna si!!!
Casualità volle che proprio quella sera, il gruppo di amici nel locale fiorentino fossero tutti nuoresi, dunque, se forse con un toscano avrei potuto fingere che Irgoli fosse un drink tipico della Sardegnabene, con loro ero chiaramente fottuta.
Ho fatto giusto in tempo a voltarmi per vederne una seduta per terra con le lacrime agli occhi.
Durante questa scena straziante il barista si è avvicinato (potevi farlo prima stronzo!):
- Scusa cos’hai detto?
- Cosa mi hai chiesto?
- Se vuoi un negroni!
- No grazie sono astemia.

martedì 22 marzo 2011

Non fate come me

Odio i pullman.
E' l'unico mezzo di trasporto che mi fa venire voglia di vomitare.
2 ore e mezza su questo bestione e il mio culo è diventato un grosso quadrato.
Scendo a stento i 3 gradini altissimi che mi separano da terra, devo avere la faccia verde oliva.
Un'infinità di navi mi si presenta davanti agli occhi e già sento odore di casa, lontano ma lo sento.
Sono distrutta, stanca e in anticipo.
La nave parte alle 14.30 e sono le 12.00.
Avvisto l'unica Moby presente nel raggio di km, è più piccola di quella che prendo di solito.
Devo salire dal lato destro e non dal garage: questo significa 4 rampe di scale (non mobili) con una valigia che pesa quanto due cadaveri e con un coniglio fuori forma, in gabbia, nell'altra mano.
Mi verrà  un colpo, penso.
Lancio uno sguardo ai due ragazzi che affacciati alla ringhiera della nave mi osservano senza troppo interesse. Cerco di intensificare la disperazione nei miei occhi che sono diventati ancora più teneri di quelli del Gatto con gli stivali di Shrek.
Niente. Non mi aiutano.
Bastardi.
Arrivo all'ingresso e sono invecchiata di 10 anni, ho le gambe e le braccia della stessa consistenza della panna montata.
Fulmino il giovane con gli occhi, avrà sì e no 19 anni, grosso e con un' aria da stupido.
E' napoletano(strano). Legge il mio biglietto e ci fa un piccolo strappo, lo mette insieme a un mucchio di altri piccoli bigliettini e mi augura buon viaggio.
Non rispondo. Fanculo.
Entro in nave, è proprio piccola. Mah, vabbè.
Mi trovo (come al solito) nella sala per bambini.
Mi siedo per far tornare regolare il mio respiro e traino il cadavere a 2 ruote e il coniglio sovrappeso vicino a me.
Riprendo fiato, colore e consistenza. Telefono.
'Sei in nave?'
'Si, tutto ok. Parto tra 2 ore.'
Mangio il mio panino e mi stravacco con i piedi sulla valigia. Mangio con calma e senza fretta.
I bambini iniziano ad aumentare, decido dunque di partire in perlustrazione.
Salgo un' infinità di scale e vedo la sala da pranzo con divani annessi. Torno giù e risalgo le centinaia di scale con la valigia.
Altri 10 anni buttati nel cesso.
Mi siedo sul divano e riprendo fiato con calma per evitare di vomitare il panino. Guardo l'orologio e manca ancora 1 ora e 50.
Passeggio un pò e guardo fuori.
Mi viene un colpo. Sono in mare aperto!!
Riguardo l'orologio: 12.45. Sono in mare aperto!
Riguardo il biglietto: partenza 14.30. Sono in mare aperto!!
Riguardo fuori. Sono in mare aperto e non dovrei essere in mare aperto!
Mi guardo attorno e corro verso una signora che si toglie le cuffie e mi ascolta.
-Scusi questa è la nave per Olbia vero?
-No questa è per Portoferraio...
E dove cazzo è Portoferraio!!
Corro dal primo ragazzo in divisa che vedo.
Sto balbettando.
Lui mi dice di stare calma.
-Piccolina quanti anni hai? Ce li hai 18 anni?
Lo guardo con la stessa faccia che ha l'Orso Yoghi quando si accorge di aver rubato un cesto della merenda vuoto.
-In realtà ne avrei 24.
-Uè! E allora! Stai calma che mò chiamo il capitano, sù sù piccolina dai...
Ma senti questo.
Arriva il capitano e iniziano a parlare tra loro: di nuovo! L'ha fatto di nuovo! Anche ieri uno per Olbia ce l'ha mandato all' Elba.
Arriva il colpevole, piccolo grosso, 19 anni, faccia da pirla, è lui.
Ho voglia di riempirlo di botte, voglio le capacità fisiche di Bud Spencer. Al suo arrivo inizia un' animata discussione in napoletano stretto che avrei voluto poter filmare. Si arriva a una conclusione: la nave arriva a Portoferraio (a me ignoto fino a quel momento), il napoletano tracagnotto mi accompagna in fretta a furia e con la mia valigia in spalla (bofonchiando chissà quali maledizioni) verso l'altra parte del molo dove la nave per Piombino ci sta aspettando.
Salto su stremata e mi trovo di fronte un signore non più pesante della mia maglietta. E' visibilmente in ansia, mi fa lasciare i bagagli in una stanza e mi accompagna nella cabina di pilotaggio. Moquette verde, una vetrata immensa che mi accompagna alla splendida distesa d'acqua. E' bellissimo. C'è anche il timoniere, che, nella mia ignoranza, credevo fosse una figura estinta, invece sta lì, zitto, serio, impettito con due enormi baffi che enfatizzano il suo ruolo.
-Signorina?
Un omone (anche lui con i baffi, gli stessi di Capitan Findus) con capelli brizzolati e completamente vestito di bianco richiama la mia attenzione stringendomi la mano.
Spiego brevemente cosa mi è appena successo e il Capitano riferendosi ai presenti in napoletano stretto esclama: Stu uaglion è propr strunz!
Mi fanno sedere e in pochi minuti si crea un' atmosfera familiare, mi raccontano un po’ di leggende metropolitane legate al loro mondo e riesco a rilassarmi un pò spostando di qualche cm il pensiero che sto per perdere la nave e che non sarò a casa prima di 24h.
-Farò il possibile per farla aspettare dalla nave per Olbia, ma il capitano di oggi è uno preciso, non ci spererei fossi in lei. Dovrà prendere la notturna, povera stella, e se così fosse, ce la riprendiamo con noi e la portiamo in giro per l' Isola d' Elba!!
Il capitano si guarda attorno cercando l'approvazione del timoniere e dell'omino sottopeso.
Sono le 14.40, 10 minuti di ritardo e ci stiamo solo avvicinando al porto. Strizzo gli occhi e cerco di capire se il capitano della mia nave è stato clemente o meno. Ovvio, non lo è stato. Che scena straziante: Pooooo, è lei, la mia enorme Moby con quel bastardo di Bugs Bunny che mi sorride, mi passa davanti…La guardo andare via affacciata da questa bacinella.
La mia solita sfiga.
Traino la valigia e Charlotte (il mio coniglio) fino alla sala d'attesa (se tale si può definire) e mi siedo accanto a un ubriaco puzzolente, nella speranza di venir fulminata da un' idea senza precedenti.
E passata 1 ora e mezza. Ho ufficialmente fissato il vuoto per quasi 2 ore della mia vita.
Decido di fare un giro, io e il mio coniglio, a passeggio per il porto di Piombino, che quadretto romantico.
Sono le 17 e la nave per Olbia dovrebbe arrivare intorno alle 18.
Mi siedo per terra, mi rialzo. Mi siedo sul molo, mi rialzo. Rispondo al telefono, racconto l'aneddoto, grasse risate. Chiudo, mi richiamano, altre risate ed è così che si fanno le 18.
Alle 19 sono davanti alla nave per Olbia e mi sento l' Ulisse in gonnella del 2000, non arriverò mai.
Ricevo le solite battute scadenti sull' eventualità di cucinare Charlotte in umido o al forno. Misi avvicina un ragazzo (che mi ricorda quello della pubblicità della coca cola di parecchi anni fa, quello che entra in ufficio…vabbè) con uno splendido accento sardo che mi fa immediatamente tornare il sorriso. Io e le mie occhiaie sfoderiamo quel poco di fascino rimastoci. E' uno del personale e per mio grande stupore è sardo e non napoletano, le stranezze della vita.
Ridiamo e scherziamo per un po’ mentre una ragazza prende il mio biglietto e lo controlla:
-Qui non è dichiarato il coniglio.
-Nessuno me l'ha chiesto.
-Ora va in ufficio, tutto dritto in fondo a destra poi gira e…
Io ho già cambiato carnagione sto per aprire bocca, (dalla quale non sarebbe uscito nulla di buono), quando il ragazzo che chiacchierava con me dice ridendo e accalappiandosi l'approvazione del resto del personale (fighetta esclusa ovviamente)
-Conglio? Io non vedo nessun coniglio!
Scatta la risata generale e mi accompagnano verso l'ascensore.
Li ringrazio in mille lingue.
Sono devastata, non ho più forze. Fortunatamente la Moby per scusarsi dell'inconveniente mi fa mangiare gratis e non mi fa pagare la cabina.
Mi faccio una doccia di circa mezz'ora mentre Charlotte dorme già in uno dei due letti.
Arrivo.

                                                                                             Manuela Flore

lunedì 21 marzo 2011

Stavo solo cercando una casa...

11.30 di una solita mattina.
Mattina in cui giro come una trottola senza risolvere nulla.
Cerco tra i vari annunci per le stanze in affitto.
Trovo uno dei pochi annunci con foto.
Le guardo.
Bellissima.
Non mi illudo.
Chiamo il numero e prendo appuntamento per vedere la camera. La ragazza mi sembra tranquilla, di solito la voce mi basta per capire se è una nevrotica o una senza troppi problemi psichici.
Ok vado.
Esco e mi incammino a piedi nonostante sia decisamente fuori mano da dove attualmente abito.
Sto ascoltando una canzone bellissima, di quelle che ti fanno quasi correre.
Non sento i rumori di questa città che fa davvero troppo casino.
Questi maledetti clacson.
Volo per le strade fiorentine, c'è gente arrabbiata che non sento e gente felice che vorrei ascoltare.
Supero l'Arno, piego la cartina in 10 parti; non ci capisco nulla.
Ok.
Io le cartine le so leggere solo al rovescio.
Eccomi.
Arrivo al numero civico.
Grosso, grosso cancello.
Alzo lo sguardo e la mia memoria torna indietro di qualche ora.
"(…) con GIARDINO PARTICOLARE".
Rialzo lo sguardo.
Cipressi che sbucano oltre il cancello. Tanti cipressi, troppi cipressi.
Abbasso lo sguardo.
Mi guardo le scarpe e penso: no dai...
Rialzo lo sguardo e leggo  Lavori in corso per recupero del CIMITERO EBRAICO'.
Eh no!
Nello stesso momento in cui sto per scappare, il cancello si apre accompagnato da un cigolio che si adatta all'atmosfera.
Stringo la mano alla ragazza che spostandosi dal mio campo visivo lascia spazio a un infinita distesa di lapidi.
Lapidi, lapidi, lapidi.
Cipressi, lapidi.
Ha proprio omesso un dettaglio trascurabile!! Giardino particolare???
- Non ti avevo detto del cimitero?
- No.
- Scusa ma mi hanno chiamato in troppi, devo essermene scordata.
Sorrido isterica.
Si è fatto buio in pochi minuti.
La seguo per le scale, la seguo tra le stanze. La casa è bellissima, la più bella che ho visto finora. E finora ne ho visto davvero tante.
Ma...
Tutte le finestre danno su una distesa immensa di lapidi. Visto dall'alto il cimitero è molto più grande di come appare quando ci sei dentro.
Certo è che non avrei vicini rompicoglioni, e che quest'anno ad Halloween farei il party più figo della storia!!
Nel mio giardino particolare...
Ci voglio pensare.
-Ti faccio sapere, ciao.

giovedì 3 febbraio 2011

Atti osceni in luoghi pubblici

  Vandalismo: La tendenza a distruggere o guastare per puro gusto di distruzione. (Garzanti) 

Prima di distruggere il percorso fotografico di un artista del calibro di Carlo Bavagnoli, prima ancora di cancellare parte di un percorso artistico e storico raccontato per le vie di Orani, prima ancora di rovinare un  pezzo biografico del loro conterraneo Nivola, questi vandali hanno buttato giù un pezzo della loro stessa casa. Vandalismo, atto codardo, atto barbarico, si, ma atto di vile ignoranza. La noia, di chi della sua vita non sa che farne, di chi ha il coltello  sempre in tasca.
Demolisce le aspettative comuni notare come per l'ennesima volta l'ignoranza sia imbattibile e sia un nemico davvero forte.
La mostra di Orani, così come le Grazie Vecchie di Nuoro qualche giorno fa, o come il Monumento ai caduti di tutte le guerre di Pietro Costa o il Monumento a Sebastiano Satta di Francesco Ciusa: vittime comuni dello stesso nemico .
Persone prima che artisti, in prima fila a urlare la nostra terra attraverso quella che è la loro (nostra) arte, capaci di dare lustro a realtà lontane, tristemente accomunati da gesti insulsi che non hanno radici, che non hanno senso di sussistere, che stanno in piedi trascinati da un bastone di incoscienza sacrificante.
La bassezza mentale che grida sotto questi gesti è come la polvere, a volte ce la dimentichiamo, ma poi diventa fastidiosa ed evidente e spolverare serve solo a mandarla via per qualche giorno.
Meglio essere faticosamente utopisti e sperare nel buon gusto di chi forse si renderà conto che per essere circondati da capolavori artistici, non si debba obbligatoriamente pagare l'ingresso per un museo parigino o fiorentino, ma si possa camminare gratuitamente in una piazza comune, di un'altrettanta comune cittadina, quale Orani, Nuoro o qualsiasi essa sia, senza pensare che non pagare il biglietto significhi distruggere.
L' utopia la lascio ai sognatori. 
La madre dell'ignoranza, quella radicata, purtroppo non conosce metodi contraccettivi e sforna figli  come fossero conigli.

martedì 25 gennaio 2011

Marea nera

A quanto pare i motivi per i quali vergognarsi di essere italiani aumentano e non accennano a finire.
Provate ad accendere la tv, a qualsiasi ora, qualsiasi giorno della settimana, l'argomento è sempre lui, Silvio Berlusconi: le avventure di un anziano e delle sue protette.
Lui, Silvio, i suoi soldoni e i suoi regali a tre zeri ben infiocchettati e indirizzati a destinatarie quali modelle aitanti, future meteorine o chissà cos'altro.
Ebbene non mi trattengo oltre, se si vuol approfondire la notizia, basta accendere il piccolo schermo e a reti unificate il messaggio è sempre lo stesso, non temete.
Mentre l' Italia si occupa, si interessa, si infervora e si dedica anima e corpo a questo soggetto, la Sardegna è completamente invasa da una pericolosissima marea nera.
I dati ufficiali parlano di una prima fuoriuscita di 18.000 litri (ma non è abbastanza grave per parlarne in un telegiornale di  media portata) ; si aggiunge poi una seconda perdita di dimensioni nettamente superiori e si sospetta, inoltre, che la quantità di olio combustibile sia molto maggiore di quella dichiarata.
Ebbene tutto ciò non è sufficiente per essere inserito all' interno di un telegiornale Mediaset o Rai che sia.
Il fatto che Ruby sia su tutte le testate e che il disastro ambientale della Sardegna non sia nemmeno tra le ultime notizie dei telegiornali nazionali, fa capire come e da chi è gestita l'informazione italiana: da gente ignorante, vedasi Emilio Fede, non a caso pupillo del nostro anziano marpione, protagonista indiscusso. Sono convinta però, che il momento giusto nel quale scoppieranno allarmismi, nel quale pagine e pagine con frotte di esperti, di ricercatori e di capi della protezione civile si occuperanno della nostra tragedia (della quale nemmeno i sardi sono al corrente, perchè non ne parla NESSUNO), arriverà solo quando la temperatura salirà, quando l'italiano che si definisce tale verrà a "bagnarsi il culo" nelle nostre (e non loro a questo punto) coste sarde.
La Sardegna è davvero dunque, un' isola isolata.
Diventiamo italiani solo 6 mesi l'anno, quando inizia la movida e quando Silvio Berlusconi stesso si ritira presso la sua amata isola ITALIANA e non solo SARDA.
Cari italiani, la nostra isola, la vostra isola, è invasa da un' emergenza che ha la priorità assoluta.
Ma l'italiano medio, colui che ascolta Barbara D' Urso, colui che non si vergogna di avere come direttore di un telegiornale Emilio Fede, colui che guarda il Grande Fratello colui che è assuefatto da questa paradossale e ridicola realtà contemporanea, non si agiterà certo per così poco.
Qualcuno se ne occuperà.
Cari italiani, vi svelo un segreto, la Sardegna è in Italia.